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Solo due strade per Carige, entrambe costose
(pubblicato in Avvenire il 2019-01-03, p. 1 e 7)

di
Andrea Monticini

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Il nuovo anno si apre con il commissariamento, da parte della Banca Centrale Europea, della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia (Carige). Niente di nuovo, tutto ampiamente previsto. Carige deve risolvere due problemi: il primo con scadenza perentoria, perché urge nuovo capitale per poter continuare ad operare in modo ordinato; il secondo con scadenza futura per tornare a generare profitti. Le due questioni ovviamente sono connesse: se la banca fosse in grado di produrre utili, l’aumento di capitale verrebbe sottoscritto senza problemi, ma essendoci dubbi sulla sua capacità di generare profitti futuri, è difficile trovare investitori disposti a sottoscrivere l’aumento di capitale. Siamo di fronte ad un circolo vizioso che può concludersi in due modi alternativi: con la risoluzione della banca oppure con un intervento esterno basato su fondi pubblici. Escludendo il primo ovvero la messa in risoluzione di Carige, resta solo la seconda alternativa. In questo caso, i recenti salvataggi con soldi pubblici di banca Monte dei Paschi di Siena e delle due banche Venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) hanno tracciato due differenti modelli di salvataggio. Nel caso MPS, cioè di una grande banca sistemica, i fondi pubblici sono stati utilizzati dal Ministero del Tesoro per diventare azionista principale della banca ed assumerne il controllo, curando direttamente il processo di risanamento. Nel caso di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, i fondi pubblici sono stati invece erogati, dopo aver utilizzato fondi privati del sistema bancario e finanziario italiano (fondo Atlante), per incentivare banca Intesa ad assorbire le due banche nel proprio gruppo. Quest’ultimo modello di salvataggio, basato su un mix di risorse pubbliche e private, sarà (probabilmente) utilizzato per il salvataggio di Carige. Quali saranno i prossimi passi? Occorrerà trovare una grande banca acquirente (appare difficile che possa essere una banca estera) che, con l’incentivo di risorse pubbliche (nel fondo salva banche dovrebbero esserci ancora risorse), si faccia carico di acquistare Carige, ristrutturarla in modo profondo e sostanziale (partendo dalle insegne, perché il brand Carige appare ormai deteriorato) e renderla in grado di tornare a generare profitti.

URL: http://monticini.eu/owr/2019_01_03/